storie da Genova: la chiusura di Assolibro

di ziacassie

Questa è la lettera che mi ha inviato un mio amico, Alberto Scotto, abitante del centro storico, venditore di libri, buon lettore, persona attenta  a tutto quel che accade sul territorio, cittadino attivo, ma soprattutto papà di ben tre ragazzini dai 6 agli 10 anni, mestiere che lo esalta e al contempo lo rende ancora più attento al futuro delle generazioni di donne e uomini di domani.
Se anche voi avete a cuore la chiusura di una libreria nel centro storico, vi chiedo di far girare: l’intento di Alberto è quello di raccogliere idee, iniziative, o qualsiasi altro atto possa aiutare un altro pezzo di cultura a non andarsene dal territorio:

Ciao a tutti,
partiamo da alcuni dati che non ci aiuteranno a trovare una soluzione nell’immediato, ma a comprendere la situazione forse si.
In Italia nel 2012, e per la prima volta da quando si fanno questi studi, più del 50% delle persone (il 57% per la precisione) non ha letto neanche un libro (di carta o elettronico).
Il 90% degli italiani ha meno di dieci libri in casa, sul restante 10% non ci sono dati e speriamo che ne abbiano più di 11…!
In altri paesi europei tipo Regno Unito, Francia, Germania, paesi scandinavi, tanto per citarne alcuni a noi più vicini, le percentuali di chi ha letto almeno un libro oscillano tra il 70% e il 92%.
In Francia, con una popolazione numericamente simile alla nostra, l’anno scorso si sono venduti quasi il doppio dei libri.
Vogliamo parlare poi dell’analfabetismo di ritorno?
Solo il 30% degli italiani riesce a capire completamente, leggendo un bugiardino di un farmaco, quante pastiglie prendere, è vero spesso sono incomprensibili, ma purtroppo questo succede anche con altre istruzioni o con un semplice articolo di giornale.
Guarda caso il 30 % è la percentuale di persone che legge e si tiene informata con Internet e/o con quotidiani e riviste.
Le scuse più frequenti di chi non legge sono la mancanza di tempo e di soldi… tempo e soldi che però non mancano per guardare la tivù e pagare l’abbonamento a Sky o Premiun (sommati fanno circa 9 milioni di abbonati) o fare la coda in macchina alla domenica per andare negli outlet.
La scusa del prezzo poi non regge a fronte delle mille offerte che ci sono nelle librerie e mercatini vari e non dimentichiamoci delle tante biblioteche che hanno una offerta vastissima e di qualità.
In questo quadro sconfortante bisogna aggiungere la crisi dei consumi e nel nostro caso specifico il progressivo impoverimento dell’offerta commerciale della zona in cui si trova Assolibro.
Sul lungo periodo bisognerebbe investire per una vera cultura del leggere, del piacere di leggere, potremmo fare pressioni nei confronti dell’amministrazione perché promuova di più le iniziative che le biblioteche propongono durante l’anno. Proporrei anche, come succede in molti paesi, che alla nascita di ogni nuovo bambino, al momento della registrazione all’anagrafe i genitori ricevessero dei libri da leggere al neonato.
Ci sono poi numerose piazzette nel Centro Antico che si presterebbero benissimo, anche nelle serate estive, alla lettura pubblica dei classici o di fiabe per bambini.
Nel breve periodo per salvare Assolibro, visto che il problema più urgente è l’affitto, si potrebbe chiedere in Comune se hanno dei locali sufficientemente grandi ad un prezzo accettabile.
Per quanto riguarda tutta la zona, che sta subendo un progressivo degrado, con perdita di passaggio pedonale, ai primi posti nel cassetto dei sogni metterei il ritorno degli uffici comunali a Tursi e dintorni (3000 dipendenti comunali che adesso non gravitano più sulla zona a seguito della sciagurata speculazione edilizia, con conseguente trasferimento al matitone, operata dalla giunta Pericu) e una gestione del Porto Antico totalmente da rivedere, visto che chi visita l’acquario nel 90% dei casi non va poi oltre piazza Caricamento.
Ininfluenti sono poi i croceristi, unico obiettivo a quanto sembra fin qui perseguito dall’attuale assessore al turismo e a onor del vero anche da quelli precedenti.
Altro segno importante di cambiamento, da parte dell’amministrazione, sarebbe quello di realizzare un moderno piano urbano del commercio.
Tutto questo potrebbe aumentare la vendita di libri? 
Potrebbe aumentare la percentuale di lettori abituali?
Forse si, nei paesi dove c’è maggiore attenzione a queste tematiche, dove si investe di più in cultura, la crisi si fa sentire meno che da noi.
Mi viene il sospetto che, per incrementare la lettura in Italia, bisognerà fare ciò che suggerisce un famoso regista di cui una volta ho letto questa frase: “se entri in casa di qualcuno che non ha neanche un libro, non andarci a letto!”

Alberto Scotto