Sono solo io.

by kerika

Quando io ero piccola i miei genitori lavoravano fuori casa, lavoravano oggettivamente tanto. Avevano la pasticceria di proprietà, papino stava in laboratorio con aiutanti sceltissimi, mammina al banco si ruotava con una collega le dodici ore di apertura. Il periodo della pasticceria per me voleva dire “parrucchiera” che la mamma non è mai stata tipo da farsi la piega tutti i giorni, però al tempo  ci andava spessissimo perché: “per ea gente che vede”. Avevo tra i sei e i dieci anni circa, casa mia era sempre vuota. Avere la casa libera è stato un mio desiderio ricorrente di poi, tra i quattordici e i diciassette anni, da piccola essere a casa da sola non era mia passione. Papino e mammina mi hanno preso un cane, una cana. Segni particolari della cana: idrofoba. Mi hanno regalato l’unico cucciolo che odia i bambini, non lo dico a caso, al tempo mi era impossibile avvicinarla senza rischiare di perdere una mano, dopo la mia adolescenza invece si faceva accarezzare (così come si è sempre fatta accarezzare da individui di altezza superiore al metro e mezzo).

A volte andavo a trovare il vicino con la fattoria, mi divertivo tanto, ho anche imparato a fare la marmellata.

Ho provato a chiedere di avere un fratellino, la mamma mi diceva che era una cosa complessa, non ce l’avrebbe fatta a farmelo per quel pomeriggio.

A volte mi portavano dai nonni…

Nei miei giorni migliori ero a casa dei cugini. A casa dei cugini potevo usare giocattoli che a casa mia non avevo, e che magari non avrei voluto, la collezione di ferrari bburago di mio cugino Denis, ad esempio, non era attraente come giocattolo da avere in casa ma era perfetta per giocarci in casa sua. Poi c’era mio cugino quello più grande, mi portava sul ferro della bicicletta, e una volta, mentre guidavo io, siamo caduti sul piazzale di asfalto. Poi c’era mio cugino l’altro che mi faceva bere latte e nesquik con la cannuccia. Poi c’era mia cugina che non voleva mai che le toccassi le bambole (lei era una bambina ordinata e io no) e allora voleva sempre giocare in cucina (dovevate vedere che contenta che era mia zia di averci in mezzo alle palle).

Quando passavo le giornate dai cugini, il giorno dopo ero contenta anche se dovevo stare da sola, anzi, un po’ mi godevo quel potere stare da sola (però alla mamma non lo dicevo, a lei la facevo sentire in colpa).

Questo spazio qui, mi ha ricordato quei giorni lì, mi ha ricordato di che bambina sola ero (non sto facendo la sentimentale, ero davvero sola, ve lo ho detto, non potevo stare neanche con il cane). Mi ha ricordato di quanto ero felice dagli zii, con tutti i cugini, di quanto era bello quando la zia metteva la prolunga sul tavolo, di quando si cenava con le sedie tutte diverse. Mi sono ricordata che viaggiare da sola è stupendo, ti da un senso di libertà enorme, però alla lunga ci si stufa, e ci si ricorda che è bellissimo viaggiare in compagnia.